Books. Books everywhere

LITEA WOLFSANGEL ❦
«Parlato»
Pensato
Dopo il lavoro penso bene di prendere la strada più lunga. Non capita spesso che io finisca il mio turno così presto, ma oggi i clienti scarseggiavano più del solito e vedendo il sole fuori dalla finestra, mi è stato impossibile trattenermi. La predica che arriva ogni volta da parte di mia madre, oggi non mi ha costretto a tappare le orecchie (non sarebbe la prima volta...), perché la storta al piede che si è procurata ieri scendendo dalle scale l'ha costretta a rimanere a letto. Non sarà certo un dramma se chiudo qualche ora prima del solito.
Mi soffermo a guardare gli alberi del parco in lontananza: il vento fa suonare i loro rami come un carillon di legno e alcuni uccelli sono costretti a prendere il volo, lasciando dietro di se scie di foglie cadute. Se solo avessi qui con me la mia amata videocamera. Sono certa che vedere questo spettacolo dall'obbiettivo metterebbe i brividi.
Sorrido, incamminandomi verso il cancello: questo parco è stato rinnovato da poco. Quando ero piccola non c'erano le sbarre di ferro e potevo correre verso gli alberi in piena libertà, senza seguire obbligatoriamente il sentiero, con le scarpe sull'erba fresca che si inzuppavano sempre di fango. - pfft - Non tutti i ricordi che ho riguardanti la mia infanzia sono pessimi. I migliori sono attaccati a questo paesino, a Moon Valley...
Sotto gli alberi - che ormai ho raggiunto - c'è una panchina all'ombra. Solo ora mi accorgo di stare morendo dal caldo, e finisco con l'andare a sedermi li. Accanto ad una ragazza, immersa nella letture di un libro di cui riesco a intravedere il titolo. Le cronache del mio inferno. Non è la prima volta che sento questo titolo: un giorno, a lavoro, allungai un po' troppo l'orecchio e sentii la conversazione tra due donne di mezza età. Ne parlavano molto bene, ma presto dimenticai dell'accaduto e non feci più in tempo a leggerlo.
Come sempre, la mia curiosità mi spinge un po' troppo in la, e finisco con il fissare apertamente la pagina che ha sotto il naso. Delle prime righe non capisco molto, dato che è il continuo di una frase della pagina prima...
«licantropo»

LITEA WOLFSANGEL ❦
«Parlato»
Pensato

Inizialmente non mi ero accorta che la ragazza mi avesse notata, ma ora capisco che deve averlo fatto già da un bel po'. Per due secondi rimango immersa nella lettura di cui capisco poco o niente, poi però mi rendo finalmente conto, perché non gira pagina da un po'. «Ah...!» faccio un balzo indietro, mettendo le mani in avanti con aria preoccupata «S-scusami! Davvero, non volevo ficcanasare! E' stato... più forte di me.» mi esce fuori di bocca, finché abbasso le braccia e metto una ciocca di capelli dietro l'orecchio con fare distratto, riprendendo poi con un semi-sorriso
«Sai, avevo già sentito parlare di quel libro... ne raccontavano molto bene, ma non ho mai avuto l'occasione di leggerlo.» concludo, unendo le mani tra le ginocchia. Ed ecco che la timidezza si fa sentire... "non ho mai avuto l'occasione di leggerlo", ok, chi se ne frega?! Ah, Litea, non arrampicarti sugli specchi, sei solo una ficcanaso... mi scoraggio, vagando con lo sguardo.

«licantropo»

LITEA WOLFSANGEL ❦
«Parlato»
Pensato

Non è facile non abusare della curiosità, purtroppo. E' lei che mi mette in situazioni del genere! Ma capisco cosa intenda la ragazza, e le rispondo con un sorriso d'intesa.
Afferro la mano che mi ha allungato, presentandosi, ed i miei occhi s'illuminano nello stringergliela «Sono Litea! Litea Wofsangel...!» sorrido con le gote rosse, il vento mi disordina i capelli, che finiscono per lo più davanti il viso. Questa si sta presentando come un'ottima occasione per fare amicizia... la prima, in realtà.
Non mi rendo conto di starle ancora stringendo la mano, e perciò quando lo faccio gliela lascio con forse un po' troppa foga. Dio solo sa quanta poca esperienza di strette di mano io abbia avuto in vita mia. - pft -
Approfitto dell'argomento biblioteca, per continuare la conversazione «Sembra un libro molto impegnativo... ti piace leggere?»

«licantropo»

LITEA WOLFSANGEL ❦
«Parlato»
Pensato

Alla mia domanda, Nyaa - "che nome originale" mi viene da pensare - annuisce e mi risponde entusiasta che la trova una cosa fantastica. Non posso fare a meno di venire contagiata dalla sua eccitazione riguardo l'argomento, osservando i suoi occhi d'un tratto più luminosi. Sorrido comprensiva. «Lo adoro!» le confesso, aggiungendo poi, con forse il doppio dell'entusiasmo «Specie quando nessuno ne ha tratto un film: amo ipotizzare da sola sul come svolgere le scene più drammatiche! Nei libri, poi, queste determinate scene sono descritte, solitamente, con straziante e lenta consapevolezza - perché sotto sotto il lettore si aspetta. Grazie ai monologhi soliti che si fanno i protagonisti -, mentre in un film è come un... "BUM" di drammaticità e tristezza!» mi blocco, notando di star sproloquiando. Dopotutto non sempre funziona così. Solo nei film migliori. E... nei libri migliori. «Hem... scusa, forse ho detto cose insensate senza volerlo...» mi scuso con un sorriso imbarazzato.

«licantropo»

LITEA WOLFSANGEL ❦
«Parlato»
Pensato

Dopo il mio sproloquiare mi sorprende il suo sembrarne felice, e sorrido ascoltandola parlare di quanto un libro riesca ad aprirti la mente ed a far diventare ogni singolo scenario una cosa estremamente personale e unica: secondo dopo secondo sono sempre più d'accordo con tutto quello che dice ed i suoi occhi si accendono come i miei pochi secondi prima. Quando dice che dovremmo andare insieme al cinema a vedere un vecchio film, per commentarlo e confrontarlo con il libro, le mostro piacevolmente sopresa, dopo i primi secondi di silenzio nel quale cerco di capire se quella fosse la realtà o una mia fantasia, un sorriso a trentadue denti: l'occasione che stavo cercando! Potrei davvero riuscire a diventare amica di una ragazza con i miei stessi interessi... è la prima volta che qualcuno che conosco appena mi invita per vederci ancora. Sento che il cuore sta per uscirmi dal petto e la mia risposta arriva praticamente immediata!
«Certo! Sarebbe davvero... davvero fantastico!» dico soffermandomi particolarmente sul secondo "davvero". D'un tratto il venerdì è diventato il mio giorno preferito...


«licantropo»

LITEA WOLFSANGEL ❦
«Parlato»
Pensato

Afferma che quando arriveremo in piazza, guarderemo cosa potrà esserci di interessante prossimamente. La piazza è dalla parte opposta a casa mia e l'ho sorpassata giustappunto per venire qui, ma non mi importa il dover rifare quella strada se in compenso potrei riuscire a diventare amica di questa ragazza e, in più, mi era sembrato, sorpassando il cinema, di essermi soffermata su una delle copertine dei film, ingigantite e incollate su uno dei lati dell'edificio. Non ho una buona vista, nella mia forma umana, quindi ricordo di aver dovuto sforzare gli occhi per riuscire a leggere quel minimo di informazioni per cui ero alla ricerca. Mi sembra davvero stupido il fatto che adesso non riesca più a ricordamene il titolo, ma so per certo che era tratto da un libro che avevo letto tempo fa, e questo era decisamente bastato per farmi interessare. Se davvero dopo, come dice lei, andremo a vedere cosa faranno, sicuramente rivedrò l'immagine: era la più bella, luminosa e colorata di tutte. Ricordo si trovasse alla destra del portone d'entrata ed era la prima, giusto accanto allo spigolo.
Sebbene la mia mente sembrerebbe perdersi per qualche secondo in questi pensieri di minima importanza, torno subito dopo alla discussione principale. Nyaa mi domanda se abito qui da sempre.
«A dire il vero...» comincio io, per poi soffermarmi sulle parole da dire. Come dovrei iniziare? Da dove, poi? Se fosse per me, questa sarebbe la mia vera e unica casa e potrei perfettamente dire lo stesso a lei, ma non mi è mai piaciuto mentire - non che io sia particolarmente brava nel farlo, inoltre - e in più non mi è mai piaciuto farlo a qualcuno a cui voglio avvicinarmi. Ogni rapporto si basa sulla sincerità, no? E' così che si suol dire ed è quello che ho sempre pensato anch'io, ne sono fermamente convinta. Non so perché quella fatidica notte, mio padre e mia madre avessero litigato, ma non so per quale motivo il mio subconscio indica che quell'uomo dovesse averle detto una sorta di bugia. Forse non a parole. Forse... «no, non abito qui da sempre. Mi sono trasferita qui quando avevo più o meno nove anni. Sono originaria della Germania! E... tu?» domando infine, piegando leggermente la testa verso la mia destra.

«licantropo»