La biblioteca è un luogo magico

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  1. _Ame
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    LITEA WOLFSANGEL
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    E' da giorni che mia madre mi assilla sull'andare a prendere un libro di cucina in biblioteca, per aiutarla a migliorare con le sue crêpes (è entrata in una specie di competizione con la nostra vicina, Agnes, dopo che ci aveva invitate a mangiare da lei. Quella donna è una maga dei dessert!), ma per colpa del lavoro - e complice un po' anche la pigrizia - non l'ho più fatto.
    Oggi, perciò, dopo alcuni acquisti per il negozio, decido di approfittare del fatto di essere già fuori e dell'essere vicinissima alla Lunatica.
    Non appena arrivata all'interno della biblioteca, mi dirigo alla ricerca del libro perfetto, ma quasi subito mi perdo nell'osservare ciò che mi circonda. Ho sempre adorato il profumo di carta che si sente non appena si oltrepassa il portone d'entrata. La biblioteca è un luogo magico: ci sono così tante angolazioni bellissime che la gente non nota. Il colore acceso dei libri, il marrone tenue del parquet in legno di acacia, il sole luminoso - forse anche un po' troppo, dato che quasi m'acceca - che penetra da fuori dalla finestra. Ogni minimo particolare contribuisce a rendere questo il posto fantastico che è.
    Unisco indice e pollice di entrambe le mani in un rettangolo, guardandoci attraverso. Questo è il mio obbiettivo quando non ho a portata di mano la mia videocamera. E' così bello che mi viene da sorridere...
    Litea, che fai? Sembri una pazza mi rimprovero poi, sospirando e scuotendo la testa, poco dopo abbassando le braccia. Dovrei seriamente smetterla di perdermi in simili passatempi ridicoli.

    «licantropo»
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  2. Hellsing
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    KYLE SASAKI
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    Era una giornata stupenda: il sole splendeva, nel cielo vagavano quelle nuvolette innocue e candide che assomigliavano tanto a delle pecorelle, ed io ero rinchiuso nella biblioteca a prendere la muffa.
    Sbadigliai, mentre preso da un attacco di sonno decisi di darmi da fare. Se rimanevo ancora seduto sulla sedia, sarei finito addormentato da lì a poco. Perciò, presi un fascicolo, qualche libro nuovo e mi incamminai verso le scaffalature.
    Feci una smorfia quando, sorreggendo la modesta pila di libri, mi resi conto che pesava, e non poco. Sulla copertina del libro in cima alla colonna, c'era stampato, in un angolino, un rettangolo dai colori fluorescenti che riportava "edizione piuma!". Immagino l'abbia fatto qualche ignota divinità con lo scopo di pigliarmi allegramente per i fondelli.
    Sospirando, mi dirigo verso la scaffalatura filosofia e incomincio a sistemare i libri, confrontando i numeri sul dorso con quelli dei suoi cugini già a posto.
    << Ok, questa sezione l'ho fatta. >>
    Mormorai, rendendomi conto con soddisfazione che la pila di libri si era drasticamente decimata. Mi restava solo poco lavoro. Se finivo in anticipo, potevo anche chiudere prima. In fondo, che importava? A nessuno piaceva leggere, ormai. E con una bella giornata così, nessuno sarebbe passato a richiedere un tomo, o a posarlo.
    Mi domandai per quale arcano motivo mio padre avesse deciso di diventare il bibliotecario di Moon Valley, e soprattutto perché mi chiese di prendere il suo posto, se un giorno fosse morto.
    Scuotendo il capo e camminando a passo tardo tra i corridoi formati dagli scaffali polverosi, mi dissi che comunque non era un lavoro poi così brutto, e il mio stipendio non faceva poi così pena.
    Mi fermai solo quando scorsi una chioma rossa nella biblioteca. Sembrava che non stesse cercando nulla in particolare, piuttosto era assorta nei suoi pensieri.
    Dopo un attimo di esitazione, scelsi di posare i libri sul tavolino più vicino e mi avvicinai con un sorriso alla ragazza.
    << Cerchi qualcosa in particolare? >>

    «animagus»
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  3. _Ame
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    LITEA WOLFSANGEL
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    A distrarre la mia vocina interiore dal criticarmi arriva la frase di un ragazzo, che mi fa voltare di scatto.
    Lo riconosco subito: è il bibliotecario.
    Non entro molto spesso alla Lunatica, ma non dimentico facilmente un viso, quando lo vedo. Inoltre, devo dire che il suo in particolare non è facile da dimenticare. Per i lineamenti, sopratutto.
    Diversi secondi di silenzio separano la sua domanda dal mio sorriso di risposta. Piccolo e imbarazzato - e stupido -, ma pur sempre un sorriso. Spero che non m'abbia visto guardare attraverso il mio "obbiettivo improvvisato"...
    «Effettivamente...» mi poso una mano sulla fronte, senza pensarci «starei cercando un libro di cucina. Hem... dolci!» mi pento immediatamente dell'esclamazione finale. Sono per caso una bambina?!

    «licantropo»
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    Il parlato è davvero troppo chiaro D: scusa
     
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  4. Hellsing
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    KYLE SASAKI
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    La ragazza si voltò di scatto, come se l'avessi spaventata. Forse non si aspettava che arrivassi così all'improvviso, forse avrei dovuto fare un po' di rumore per farle presagire la mia presenza... Ma, oh, beh, è andata com'è andata!
    La rossa ci mise qualche secondo prima di darmi una risposta. Sulle prime azzardò un sorriso frettoloso, quasi come per giustificare la sua presenza in quel luogo (un po' come fanno i bambini quando vengono colti in flagranza mentre stanno mangiucchiando di nascosto i biscotti), poi ammise che stava cercando un libro di cucina. In particolare, sui dolci.
    Il modo in cui disse la parola "dolci" mi fece sorridere.
    << Sei nel reparto sbagliato, allora! >> esclamai, prendendola in giro bonariamente << Temo che non troverai nessun libro di cucina nel reparto 'storia'. >> ammiccai e le feci cenno di seguirmi.
    Alla Lunatica, ad essere sinceri, non c'era mai stato un vero e proprio reparto di cucina. A dire il vero, da anni nessuno chiedeva un libro del genere e quella zona della biblioteca non la visitavo da parecchio. Potevo dire di essermela quasi dimenticato.
    << Ecco qua... >> mormorai, guardando i dieci libri disponibili sulle ricette. Niente, in confronto al reame cartaceo che popolava la Lunatica. << Uhm, non abbiamo un vasto assortimento. >> ammisi, passandomi una mano tra i capelli, in imbarazzo.

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  5. _Ame
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    LITEA WOLFSANGEL
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    Il ragazzo sorrise, al termine della mia frase, facendomi notare di essere nella sezione "storia"... nella sezione "storia"!
    Ovviamente nel vagare non avevo dato importanza alla sezione, ma forse evitare di perdermi in fantasie e andare direttamente alla ricerca della zona più giusta mi avrebbe evitato questa brutta figura! Nonostante ci sia abbastanza abituata, mi riprometto ancora una volta di fare più attenzione.
    Sospiro imbarazzata, mettendomi una mano sul viso e seguendo il ragazzo. L'unico rumore presente è il suono delle suole delle nostre scarpe sul pavimento in legno. Non c'è molta gente, effettivamente, ed io amo i luoghi silenziosi. Ogni parete è coperta da scaffali stracolmi di libri e i piccoli corridoi che separano una sezione dall'altra sono piuttosto stretti. "Questo luogo sarebbe decisamente l'ambientazione perfetta per l'inizio di un film diretto a Moon Valley" mi viene da pensare, ancora una volta. La scarsa diversità degli argomenti che tratto mi fa quasi ridere!
    Quando mi porta davanti all'unico scaffale contenente la decina di libri riguardanti l'argomento, devo fare un passo indietro e riguardare, copertina per copertina, i volumi che occupano a malapena un'unico ripiano. Mi guardo attorno e sono circondata da libri.
    «Noto.» rispondo a labbra serrate. Cerco di trattenermi, ma non riesco a non fare uno sbuffo divertito, sorridendo. «Vanno bene lo stesso... credo... insomma: ora li sfoglio e ti dico.» affermo infine, ricomponendomi per non ridere e prendendo i libri dallo scaffale tutti in una volta. Almeno... non proprio tutti: uno mi cade dalla pila e non riesco a riafferrarlo in tempo.

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  6. Hellsing
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    KYLE SASAKI
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    Man mano che mi muovevo filando spedito tra i libri, mi rendevo conto che l'esile figura della ragazza era in crescente imbarazzo. Accennai un sorriso incoraggiante.
    << Ehi, stai tranquilla! Questo posto è enorme, chiunque si perderebbe tra polvere e pagine vecchie quanto mio nonno! >>
    Tentai di rincuorarla, per poi appoggiarmi a una di quelle scalette di legno cigolanti, a braccia conserte. Avevo intenzione di rimanere nei paraggi, nel caso le servisse qualcosa. Non che io avessi molti clienti, o qualcosa da fare.
    Notando il suo sbuffo, io spalancai le braccia, sospirando con fare quasi affranto.
    << Mi dispiace, ma questo passa il convento. >> poi mi disse che avrebbe sfogliato quei pochi volumi e mi avrebbe detto quale avrebbe preso (a patto che ne prendesse seriamente uno).
    Cercò di impilarli tutti quanti, forse per risparmiare tempo, ma nella procedura le cascò un libro.
    Mi chinai rapido, e con dita agili lo afferrai appena un secondo prima che potesse toccare terra.
    << Wooo, sto diventando un atleta! >>
    Esclamo, stupito di me stesso. Già, scopro sempre cose nuove sul mio conto. Spero che non si metta a chiamarmi "mano veloce", potrebbe essere imbarazzante!
    Con un sorriso, le porsi il libro.
    << Sei sicura di volerli portare tutti quanti? Non credo che sarò ancora in grado di fare uno scatto altrettanto miracoloso, se vuoi ti do una mano. Sono qui per questo. >>
    Proposi, mettendo sotto braccio il libro. Era il più spesso tra i suoi fratelli, era ovvio che le fosse sfuggito.


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  7. _Ame
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    LITEA WOLFSANGEL
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    Mi fece sorridere il suo precedente tentativo di tranquillizzarmi, era un gesto gentile, ma questo stava ad indicare che aveva notato il mio essere a disagio. A quel punto, il mio imbarazzo triplicò, ma cercai di nasconderlo ulteriormente con una risatina alquanto strana, che mi obbligai a fermare quasi sul nascere.
    Al suo aprire le braccia con drammaticità mi scappò una risatina. «Prima o poi aiuterò a rendere più ampia questa sezione rubando libri di cucina a mia madre, prometto!» scherzai, con una mano sul cuore e l'altra dietro la schiena. Mi piace scherzare, ma non posso fare a meno di pensare che se facessi davvero una cosa del genere, mia madre mi prenderebbe a bacchettate! Owch...
    Il più grande dei libri prima impilati gli uni sugli altri, quello che mi è sfuggito, viene preso poco prima di toccare terra dal ragazzo, che me lo ridà con un sorriso. Mano veloce! «M- ...» mi fermo appena in tempo, arrossendo fino alla punta dei capelli. La risatina di prima torna alla riscossa, ma stavolta non tento di fermarla e ne approfitto per nascondermi il viso con i capelli e abbassarmi sulle ginocchia. Dio, quanto può essere stupida una persona?! Stavo davvero per dire una cosa del genere?! Non so se ridere o piangere!
    Torno in piedi, con una mano sulla bocca. L'altra gliela avvicino e annuisco, inspirando ed espirando. Cerco di tornare seria. «Si, per piacere...»

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  8. Hellsing
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    KYLE SASAKI
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    La ragazza sembrava ancora piuttosto a disagio. Mentre raccattava i libri dall'unico scaffale disponibile, mi promise che avrebbe contribuito a rendere più florida quella sezione rubando i ricettari dalla madre. L'immagine mi fece sorridere, e feci un verso sprezzante, scuotendo il capo.
    << Nessuno vorrebbe morire così. >>
    Commentai con un filo di voce. Se io anche solo provassi a toccare uno dei vecchi libracci di mia madre mi ritroverei a subire violenti colpi di ramazza sulla testa. E, si sa, le madri non sono creature pacifiche. Sembrano tanto dolci e disponibili, ma guai a toccare qualcosa che è loro...!
    Quando afferrai il libro e glielo mostrai, soddisfatto della mia mossa di pura elasticità fisica, mi resi conto che la rossa stava per commentare qualcosa. M...?
    << Ah! >> esclamai, fermandola con un gesto della mano sinistra, quella libera. << Non credo che io voglia sapere che cosa stavi per dire! >>
    Dissi ridendo e prendendo almeno quattro libri dalla sua precaria colonna. Mi resi conto che ora stava arrossendo, rosso scarlatto e ramato. Si chinò cercando di nascondere le sue guance in fiamme, ma la cosa mi suscitò ancor più ilarità.
    << Tranquilla, non c'è problema! >>
    La rassicurai, procedendo a passo sicuro verso un tavolo vicino. Con delicatezza, appoggio i libri.
    << Sta sera quindi ti dai alla cucina, eh? >>
    Commentai, scoccando un'occhiata alle copertine, su cui erano stampati piatti d'ogni genere, e sembravano solo voler uscire da quella carta per farsi divorare. Il mio stomaco brontolò d'approvazione e io, arrossendo, scoppiai nuovamente a ridere.

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  9. _Ame
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    LITEA WOLFSANGEL
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    Sentii appena il commento del ragazzo, e proprio nello stesso stante in cui i miei pensieri si erano soffermarti sui probabili colpi di scopa alla testa che mi avrebbe dato mia madre se solo mi fossi azzardata a rubarle libri inerenti la cucina nel mezzo della sua sfida contro Agnes. Mi fece sorridere: a quanto pare non ero l'unica a cui la madre fa quasi paura. «Stavo pensando la stessa cosa...!» affermo sorpresa e divertita.
    Dopo l'avermi raccolto il libro e dopo il mio commento fermato quasi sul nascere, non so come ma sono sicura abbia capito cosa stavo per dire! La cosa mi fa arrossire ancor più di quello che già non sono, nonostante le sue parole di incoraggiamento. E' davvero così ovvio tutto quello che penso o che sono sul punto di dire? Non me ne ero mai accorta, per fortuna!
    Nel rialzarmi, afferra quattro dei libri che ho in braccio e li piazza su uno dei tavoli più vicini, in uno spiazzo di biblioteca che raramente mi capita di ammirare. Complice il fatto che non vengo spesso alla Lunatica, ogni volta che lo faccio lo è per prendere un libro e via. Non mi soffermo mai più di tanto.
    L'oppressivo legno scuro degli scaffali che prima mi circondavano è sparito e vi sono tante finestre spalancate, che colorano lo spiazzo di una luce diversa rispetto a tutto il resto. Solo il colore del legno di cui sono fatti i tavoli è simile a quello sparso per tutta la biblioteca e mi ricorda d'essere effettivamente li - e non in una specie di gazebo in mezzo al parco, o che so io! pft -.
    Sorrido, dopo essermi persa a guardarmi attorno per considerevoli manciate di secondi, andando poi dal ragazzo. La sua domanda mi fa ridere, specie perché seguita dal gorgoglio dello stomaco di lui. "Qualcuno qui è affamato, e devo dire che non è il solo..." penso osservando accuratamente la copertina di alcuni dei libri sul tavolo. «Magari riuscissi davvero a fare qualcosa del genere...» ammetto con espressione affranta, lasciandomi andare su una delle sedie del tavolo, con una delle copertine tra le mani. «Mi confesso.» dico con serietà, raddrizzando la schiena e fissando decisa gli occhi di lui. «Io...» deglutisco «...non ho mai cucinato in vita mia!» sputo fuori alla fine, mettendomi le mani davanti al viso. Ok, sono una vergogna e un disonore per tutte le ragazze della mia età! Lo so!

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  10. Hellsing
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    KYLE SASAKI
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    La ragazza, in seguito al mio commento, ammise stupita che stava pensando la mia stessa cosa. Sulle prime, non ci faccio caso, ma intimamente il fatto mi turba. Inclino di lato il capo, e le rivolgo un sorriso educato.
    Lei sembrava parecchio in imbarazzo. Le sue guance ancora dovevano riprendersi dalla vampata di prima, e cercava in tutti i modi di mascherare il suo stato d'animo.
    Le indico i libri con un cenno del capo. La ragazza era rimasta indietro, forse si era incantata, persa tra i suoi pensieri. Beh, ogni tanto capita pure a me. Evidentemente i libri non sono per lei, o come minimo ci avrebbe dedicato più attenzione. Poco male, nemmeno io avrei badato particolarmente a degli stupidi libri di cucina.
    Alla mia domanda rise, probabilmente per colpa dello stomaco. Oh, sì, il mio stomaco è un gran burlone!, pensai, desiderando ardentemente che potesse brontolare in maniera un pochetto più discreta. Diavolo, sembrava il ringhiare di un lupo!
    Rispose dicendo che le sarebbe piaciuto cucinare così, ma che purtroppo non aveva mai cucinato in vita sua.
    Sollevai un sopracciglio, fingendomi preoccupato.
    << Oh, beh, allora facciamo così. Sta sera cucini, e se poi domani torni in biblioteca vorrà dire che potrò venire a casa tua a rubarti dolci e dolcetti a gogò. Altrimenti, verrò a trovarti all'ospedale o, se le cose vanno peggio, ti porterò i fiori sulla tomba. >>
    Scherzai, sperando di non apparire troppo macabro. Farcii il tutto con un sorrisetto che avrebbe dovuto essere incoraggiante, ma speravo che il mio volto non mi tradisse assumendo un aspetto malvagio.

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  11. _Ame
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    LITEA WOLFSANGEL
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    Dopo la mia affermazione, mi tolgo lentamente le mani da davanti al viso per vedere la reazione di lui, che con espressione preoccupata risponde che nel caso fosse tutto andato bene - opzione molto poco probabile: se veramente provassi a cimentarmi nella cucina, verrebbe fuori più cenere che cibo commestibile! -, sarebbe venuto a casa mia a scroccare dolcetti a gogò, altrimenti mi avrebbe fatto visita all'ospedale o, peggio, mi avrebbe portato i fiori sulla tomba!
    Bingo, abbiamo trovato l'ipotesi vincente!
    Nel pronunciare le ultime parole, mi sembra quasi di intravedere un filo di preoccupazione, sotto il suo sorriso incoraggiante, forse dovuto alla paura d'essere stato troppo crudo e diretto, ma conoscendomi sarebbe saltata fuori una possibile distruzione dell'intero universo, se solo avesse lasciato me a ipotizzare le conseguenze di un mio prendere in mano i fornelli! Rido, prendendo fiato per rispondere e indicandolo con il dito «Hey, sbaglio o abbiamo trovato un futuro premonitore? Mi raccomando: voglio solo fiori freschi, sulla tomba!» continuo con un occhiolino complice, per poi tornare con lo sguardo distratto sul tavolo, rialzandolo dopo poco «Ah, e voglio solo ciclamini selvatici! O margherite... le esigo! Dopotutto, è la mia tomba.» concludo severa. Ho sempre adorato queste due specifiche piante...

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  12. Hellsing
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    KYLE SASAKI
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    La ragazza scoppiò a ridere, e la cosa mi sollevò parecchio. Meno male che non se l'è presa... Altrimenti avrei perso un potenziale "cliente". Beh, meno lavoro c'era da fare, meglio per me.
    Mi indicò con il dito, e io indietreggiai (per quel che potevo) sulla scaletta, urtando con le spalle un paio di libri, fingendomi leggermente preoccupato.
    Risi a mia volta quando la ragazza stette allo scherzo.
    << Solo fiori freschi? Siamo esigenti... >>
    Mi lagnai, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e osservandola con pigrizia.
    Tornò quasi immediatamente al lavoro, sfogliando uno di quei tanti, noiosissimi libri. Ringraziai mentalmente un dio per non essere nato donna. Effettivamente, la società si aspetta molto dal popolo femminile. Che cucini, che metta ordine, che pulisca, che faccia il bucato, che cresca i figli... L'uomo è decisamente più tranquillo.
    Sbadigliai, passandomi una mano tra i capelli, sulla nuca, e tornai a prestare attenzione solo quando incominciò di nuovo a parlare.
    Si raccomandò di portare solo ciclamini selvatici o margherite. Rimasi parecchio stupito dalla risposta, e non riuscii a trattenere un verso secco, come di una risata smorzata.
    << Però, inquietante. >>
    Commentai, domandandomi come diavolo eravamo finiti a parlare di tombe. Arrossii imbarazzato quando realizzai di essere stato proprio io ad introdurre il discorso. Il pensiero volò rapido sul cimitero, su mio padre.
    << Ah-eh... Scusa se ho incominciato a parlare di certe cose. >>
    Conclusi bruscamente, distogliendo lo sguardo sulla chioma fulva della giovane, e fissando con espressione vacua il pavimento.
    << Ehm... Hai deciso? >>
    Domandai infine, azzardando un sorriso e sperando che non si notasse il velo di tristezza che qualche secondo prima era calato sul mio volto.

    «animagus»
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  13. _Ame
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    LITEA WOLFSANGEL
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    Il ragazzo si lagna della mia esigenza, appoggiando i gomiti sulle ginocchia con pigrizia. Mi scappa di bocca una piccola risata. Effettivamente, pensandoci meglio, richiedere solo fiori freschi sarebbe stato volere un po' troppo da un ragazzo di cui non conosco nemmeno il nome, ma non posso fare a meno di pensare che qualsiasi occasione sarebbe stata il buon e perfetto spunto per una amicizia! Mi fa sorridere l'idea: forse potrei veramente diventarlo...
    A questo punto aggiungo alla frase di prima il nome dei miei fiori preferiti, ma non credo di aver ben capito il motivo del suo commento.
    Inquietante.
    Effettivamente sarebbe stato meglio preferire i fiori che più odio, ad abbellire la mia tomba, per ricordare al mondo che dopotutto io non sarei voluta andarmene e avrei preferito che i miei fiori preferiti venissero accostati a qualcosa di decisamente più bello e più allegro! Magari metterli accanto al primo dolce che sarei riuscita a fare con le mie mani sarebbe stato più simpatico... sorrido all'idea, il tipico sorriso che solitamente precede una risata che io, però, non lascio uscire.
    Dopo pochi secondi di distacco dal commento di prima, si scusa di aver intrapreso un discorso del genere e mi fa alzare lo sguardo con aria interrogativa, che poi abbasso ancora in un sorriso «Non devi scusarti! Dopo tutto stiamo entrambi...» rallento prima di concludere la frase, rendendomi meglio conto dell'effettiva espressione che vidi prima nel suo viso ed il sorriso mi si spegne lento in volto «...scherzando.» concludo, rialzando nuovamente gli occhi nei suoi, che sposta bruscamente sul pavimento domandandomi se avessi deciso.
    Stavamo scherzando, non è vero? Oppure... conoscendomi è anche possibile e probabile l'aver completamente confuso l'atmosfera.
    Naturalmente: stiamo parlando di morte e tombe! Non è un argomento felice su cui si possa allegramente scherzare, lo capisco benissimo persino io.
    Mi rendo conto di starlo fissando da un po' e riporto velocemente lo sguardo sul libro che ho in mano, iniziando a sfogliarlo il più velocemente possibile: finalmente i miei occhi incrociano l'immagine di una crêpe e allora chiudo velocemente la copertina, facendo più rumore di quello che avrei voluto, alzandomi dalla sedia e porgendogli il libro con un sorriso che potrebbe senza volerlo far intravedere le scuse che sento gonfiarmisi in gola e che non ho il coraggio di dire ad alta voce. Mi sento in colpa, effettivamente: probabilmente il discorso gli ha rievocato brutti ricordi.
    «Prendo questo, signore.» scherzo, accompagnando l'ultima parola con un piccolo inchino. Il sorriso non mi abbandona.

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  14. Hellsing
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    KYLE SASAKI
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    La ragazza ridacchiava alle mie battute, e la cosa avrebbe dovuto rendermi felice. O no? O forse avrei soltanto dovuto sentirmi l'idiota di turno che gioca a fare il pagliaccio con qualsiasi ragazza che incontra?
    All'improvviso, mi sentii molto solo. Papà mi aveva abbandonato da ormai un paio di anni, e anche se ero cresciuto ammetto che mi mancava la sua presenza. Mi mancava l'epoca in cui la biblioteca era di sua proprietà, e dietro al bancone ci stava lui, e non il suo magro figlio. Non il Corvo.
    Dopotutto, stiamo solo... scherzando.
    Sollevai appena lo sguardo, incrociando gli occhi verde salvia della ragazza dai capelli rossi. Lei distolse immediatamente lo sguardo, quasi imbarazzata. Inclinai di lato il capo, riflettendo. Lentamente. A velocità da bradipo.
    Il silenzio ora era così pensante che potevo sentire il rumore leggero del respiro della ragazza. Fuori dalla finestra, udii chiaramente le ali di un piccione squarciare l'urlo muto del silenzio.
    Ora, la ragazza mi sta fissando quasi sospettosa, come se temesse di avermi... ferito. E' forse senso di colpa quello che nuota in quel verde?
    Cercò di liberarsi in fretta di quella scomoda senzazione arraffando il primo libro in cui trovò la ricetta desiderata e si alzò rumorosamente. Nervosismo.
    Mi alzai a mia volta, lentamente, senza fare rumore, e le feci un verso di scherno.
    << Fine come un elefante in una cristalleria. >>
    Osservai, facendole l'occhiolino e dandole per intendere che la mia era solo un'innocua battuta.
    Afferrai con un gesto fluido il libro che mi stava porgendo, e scoppiai di nuovo in una delle mie risate sguaiate e facilmente riconoscibili.
    << Oh, chiamami Kyle... Anche se ammetto che "signore" ha il suo fascino! >>
    Mi presentai, allontanandomi e gettandomi nuovamente nel labirinto di scaffali e libri, alla ricerca del bancone principale. Lo raggiungemmo dopo qualche secondo, in cui lottai mentalmente i demoni che vivevano nella mia testa.
    Posai il libro sul tavolo e mi sedetti sulla poltroncina di pelle nera, accavallando le gambe.
    << E te, come ti posso chiamare? >>
    Domandai, osservandola con un sorrisetto sghembo.


    «animagus»
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  15. _Ame
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    LITEA WOLFSANGEL
    «Parlato»
    Pensato
    Dopo essermi alzata, il suo commento mi fece leggermente ridacchiare, silenziosamente. «Non sono mai stata stroppo "elegante" nei miei movimenti, diciamo pure così!» commentai porgendogli il libro e, dopo la frase antecedente il mio inchino, scoppia in una sonora e allegra risata che mi coglie alla sprovvista, ma che capisco fin da subito essere estremamente contagiosa. Fatico a trattenermi e spero che il fatto non sia troppo evidente: mi piace la sua risata! E' spontanea e scommetto che se solo la sentissi in giro, la riconoscerei subito. «Kyle...» ripeto con aria pensierosa. Non è la prima volta che sento questo nome, ovviamente, ma d'un tratto ricordo di aver letto qualcosa a proposito, sui libri di storia che il professore ci raccomandava. Nonostante io mi rendessi conto di essere molto probabilmente una dei pochi - se non l'unica - che alla fine li comprava e li leggeva davvero, non avevo altre idee sul come passare il tempo libero. Inoltre nessuna ragazza curiosa come me sarebbe riuscita a resistere allo stimolo. In questo momento ricordo un capitolo in particolare: un libro inerente un personaggio più o meno importante con un cognome molto particolare... «Ah, deriva per caso dal gaelico?» domando infine con le sopracciglia corrugate in uno sguardo interrogativo, indicandolo con il dito. Un po' sono curiosa, lo ammetto, e anche se dopo che avrò scoperto la verità, nulla cambierà, avrò almeno colmato la mia curiosità riguardo l'argomento! ...per almeno un'altro quarto d'ora, si spera.
    Sorrido «Litea,» gli allungo la mano «Piacere!»
    «licantropo»
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    Edited by _Ame - 28/4/2014, 19:43
     
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