Sunshine

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  1. Hellsing
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    KYLE SASAKI
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    Non hai mai nulla da fare, Kyle?
    Evidentemente no. Mia madre stava ancora urlando dalla cucina quando chiusi la porta d'ingresso e quasi mi misi a correre a gambe levate per le vie deserte di Moon Valley. Già, ero riuscito ad evadere, finalmente, da quella prigione sottoposta al controllo della Madre, evitando astutamente di lavare i panni, stendere, stirare, e lavare la casa. Povera, vecchia mamma.
    Dovrai prenderti le tue responsabilità, un giorno!
    Sì, forse era vero. Forse. Ma adesso, lasciatemi vivere da tranquillo. Ho contratto la sindrome di Peter Pan, devo passare più tempo all'aria aperta.

    Il mio passo rallentò solo quando giunsi in una di quelle stradine anguste e cupe che dava alla piazza. Se solo non avessi speso la stragrande parte della mia infanzia girovagando tra queste mura che sembrano quasi urlare straziate dal dolore, a quest'ora mi sarei già perso in questo labirinto fatto di mattoni e finestre dai vetri infranti.
    Mi stiracchiai, approfittando della solitudine, e sbadigliai rumorosamente. Quant'era dura la vita di un nullafacente! No, no, macché nullafacente, io ero un bibliotecario! Ah, sì, perché spostare libri da un reparto all'altro era un'attività faticosa... In ogni caso, ne avevo abbastanza di respirare polvere e sfogliare pagine ingiallite dal tempo.
    A passo tardo, raggiunsi la piazza. Il sole era caldo, e piacevole. Quasi mi abbagliò, e così abbassai il capo, continuando a camminare diritto, sperando di non andare a sbattere! Se riuscivo nel mio intento, forse sarei riuscito a raggiungere una panchina...
    << Ah, porca la miseria! >>
    Esclamai, quando - tu guarda un po' - urtai qualcuno.
    Indietreggiai e alzai appena la testa, strabuzzando gli occhi.
    << Scusami, è colpa del sole. >> biascicai, rendendomi conto dell'assurdità delle mie stesse parole. << Ehm, voglio dire, è luminoso, oggi. >> arrossii per quest'ultima frase, che avrebbe dovuto arrangiare la stupidità della prima, ma che invece rovinò il tutto e basta.
    Sì, Kyle. Ripeti con me: sono un deficiente.

    «animagus»
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    ESTER MIKHAIL
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    Ok Ester,credo che questa strada l'abbiamo già fatta almeno tre volte.
    Potevo essere tanto distratta da perdermi per l'ennesima volta? Per questa settimana eravamo a quota dieci? O di più? Ormai avevo perso il conto,tante erano diventate le volte in cui mi ritrovavo a girare a vuoto,prendendo strade a casaccio e finendo in posti che non conoscevo. Fortunatamente oggi ero finita per l'ennesima volta nella piazza della città,quando in realtà stavo cercando un supermarket,sapete,uno di quelli con i prezzi bassi,in cui si riesce a comprare parecchia roba,riuscendo a non finire sul lastrico. Vivevo da sola e dovevo pagare l'affitto di casa,più i consumi e non ci sarei mai stata con lo stipendio che mi davano al pub,se mi mettevo anche a comprare cibi di alta classe. Senza parlare poi dei vestiti...
    Avrei dovuto cercare un altro lavoro a breve,magari diurno,qualcosa che mi lasciava libera per il tardo pomeriggio,così da poter attaccare al pub. Certo la mia vita si sarebbe trasformata in una corsa continua tra un posto ed un altro,senza avere un attimo di tregua e per me stessa,ma dovevo pur sempre mantenermi. Magari poi,dopo aver messo qualcosa da parte,avrei potuto sganciarmi da uno dei due. Per il momento però mi serviva necessariamente un altro impiego.
    Mi piacerebbe lavorare al cinema,ma anche lì l'orario e in "notturna". Sai quanti film gratis avrei potuto vedere!? Il paradiso! Ma magari anche una libreria o biblioteca. Devo mettermi a cercare!
    Avevo sentito di una biblioteca della città,ma sinceramente nei miei lunghi giri non l'avevo mai beccata sulla mia strada. Ero pur sempre arrivata da poco lì! Mica potevo conoscere tutta la città immediatamente! Mi sarebbe davvero stata utile una guida,ma dove l'andavo a pescare? Soprattutto a quest'ora! Sembrava non ci fosse nessuno nei dintorni,forse perchè era parecchio presto,però dovevo ammetterlo,mi piace il silenzio di quelle ore,soprattutto dopo le nottate che passavo nel baccano del pub. Ora era davvero un toccasana. Mi strinsi nel cardigan,in un gesto automatico ed istintivo,guardandomi intorno,mentre mi godevo il tepore dei raggi del Sole. La primavera si stava avvicinando e,a parte le allergie,era una delle mie stagioni preferite: quella della rinascita,un po' quello che stava succedendo nella mia vita. Stavo rinascendo dalle ceneri in cui mio padre mi aveva ridotta,per tornare a volare libera nel cielo come una volta.
    Oh cielo!
    Mi ritrovai a pensare,alzando lo sguardo,cercando di capire se fossi stata io a colpire qualcosa o come dice il detto "la montagna era andata da Maometto". Incrociai uno sguardo simile al mio ed un viso decisamente in imbarazzo per il rossore che colorava le guance. Mi ritrovai a sorridere,stringendo un po' di più le stremità del cardigan intorno al busto,guardando quell'altro paio di occhi a mandorla. Risi leggermente,abbassando per qualche istante il capo,guardando l'asfalto,e poi lo risollevai subito,continuando a sorridere al ragazzo di fronte a me.
    «Sai che sono perfettamente d'accordo con te!? Mhm,aspetta un momento...»
    Iniziai a frugare nella borsa,cercando un secondo paio di occhiali,sapete di quel modello unisex che potevano portare tutti. Presi il fodero e li tirai fuori porgendoglieli.
    «Ecco qua! Vedi se ti vanno,così magari eviterai di investire altre persone.»
    Dissi in tono ironico ridendo appena,scherzando ovviamente,cercando così di metterlo a suo agio e magari evitare di farlo sentire in imbarazzo.
    «Anche se ti dirò un segreto: pensavo di essere venuta io addosso a te,quindi immagina.»
    Feci una faccia come per dire,"sono più sbadata di te,quindi puoi stare tranquillo". Un occhiolino amichevole fece chiudere un occhio per pochi istanti,mentre di nuovo le mie labbra si distendevano in un sorriso,uno di quelli contagiosi e amichevoli.

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  3. Hellsing
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    KYLE SASAKI
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    Abbagliato dai raggi solari mattutini, riesco a capire solo dopo una manciata di secondi interminabili chi ho di fronte. Beh, è una ragazza dai miei stessi lineamenti. I suoi tratti sono infantili, potrei credere che abbia la mia età o che sia addirittura più giovane, ma qualcosa nel suo sorriso mi lascia perplesso. Per quanto sia solare - in tutti i sensi possibili, sembra quasi che il sole le faccia da mantello, perché non riesco a guardarla perfettamente in faccia - il suo sorriso sembra leggermente preoccupato.
    La ragazza scoppiò a ridere, e io mi crogiolai nel conforto: immaginavo che si sarebbe alterata, o che mi avrebbe mandato a quel paese.
    Sorrisi a mia volta, passandomi con imbarazzo una mano tra i capelli corvini.
    Mi chiese di aspettare un attimo, e la vidi frugare nella sua borsetta.
    Oddio, ed eccola mentre estrae lo spray al peperoncino...
    Pensai, terrorizzato dall'idea. Già ero mezzo accecato di mio, figuriamoci ancora... Un colpo di classe, davvero!
    Ma invece mi passò un paio di occhiali da sole, che afferrai con dita esitanti. Mi disse di provarli, così magari avrei evitato di asfaltare altre persone.
    Feci un sorrisetto sghembo mentre, esaminandoli più accuratamente, mi assicuravo che la montatura non avesse tracce rosee o una fantasia tutta cuoricini. Una volta che mi fui accertato della completa assenza di colori femminili, me li infilai.
    << Wow, ehi, grazie! >>
    Esclamai, come se mi avesse fatto il regalo più bello di 'sto mondo... Ah, no, giusto, me li ha imprestati! Non bisogna approfittare così della gentilezza altrui!
    << E' che sono uscito da quel vicolo, là dietro... >>
    Tentai di giustificarmi, indicando con il pollice la viuzza oscura alle mie spalle. Ma in fondo, a lei che interessava? Giusto pure questo.
    Poi mi disse che in realtà era convinta di essere lei piombata addosso a me. La fissai un attimo stranito, per poi fare spallucce.
    << Oh! Beh, non importa. Non ci siamo rotti niente, mi pare. >> replicai, con un sorrisetto timido. << Non ti ho mai vista da queste parti. >> aggiungo, sollevando un sopracciglio. No, mai visto altri "musi gialli" da queste parti. E dire che pensavo di essere l'unico, con la mia famiglia!

    «animagus»
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    ESTER MIKHAIL
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    Sorrisi vedendo quella sua reazione: sembrava un bambino il giorno di Natale,quando riceve il regalo che aveva sempre desiderato. Allungai la mano che reggeva il fodero,porgendoglielo. Non navigavo nell'oro,però avevo nella vecchia eredità due paia di occhiali,non sarei di certo morta avendone una di meno. Assunsi un'espressione incoraggiante,facendogli segno con ogni parte del viso di accettare quel mio piccolo regalo.

    «Puoi tenerli.»

    Aspettai che prendesse il fodero,per poi incrociare le braccia al petto. Mi sollevai sulle punte quando mi indicò la strada da cui era uscito,in modo tale che il mio sguardo andasse oltre le sue spalle,visto che era più alto di me,anche se non eccessivamente. Mi ritrovai ad assentire,dato che effettivamente,anche da lì quella strada sembrava più buia rispetto a quello spiazzo che sembrava essere baciato completamente dal Sole. Tornai a puntare il mio sguardo su di lui,sorridendo di nuovo in maniera ampia,cercando di soffocare una piccola risata. Mi ritrovai così a chiudere gli occhi,o almeno a dare quell'impressione,dato che fissai lo sguardo per terra,sollevando una mano che andò a coprire le labbra. Incrociai di nuovo i suoi occhi alla sua affermazione seguente,riportando entrambe le mani a cingermi il busto. Mi strinsi nelle spalle,senza perdere il sorriso,per poi sollevare una mano,sistemandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

    «Sono arrivata qui da poco.»

    O c'erano pochi ragazzi in zona o c'erano pochi orientali,altrimenti non avrebbe mai notato questa cosa. Oddio forse ero io la distratta cronica o forse ero così impegnata a tenere a bada quelle visioni che non prestavo attenzione al resto. Forse era anche per questo che mi stavo godendo quella passeggiata: se non c'è nessuno nei dintorni non posso essere torturata. Anche se...
    Mio Dio...
    Spalancai gli occhi e sentii il cuore accelerare,mentre il respiro cominciava quasi a mancarmi: tutto diventò nero,quasi come se fossi diventata cieca e poi,poi,poi la vidi. Feci appena in tempo a rendermi conto di quello che avevo visto,che già avevo tirato il ragazzo verso di me,portandolo verso l'interno della strada quasi dentro uno dei portoni che costellavano quella parte,quando una macchina uscì fuori strada,salendo sulla parte di marciapiede dov'eravamo noi pochi attimi prima. O meglio,dov'era lui,il ragazzo di cui ancora non conoscevo il nome e che adesso tenevo chiuso tra me e il portone semi-aperto. Tenevo ancora stretto il suo polso nella mia mano,mentre quella macchina impazzita tornava sulla strada normale. Ero andata in apnea e delle piccole goccioline si erano formate sulle tempie,mentre il cuore martellava come un pazzo,minacciando di uscirmi fuori dal petto. Incrociai il suo sguardo,rendendomi conto di quanto le distanze si fossero ridotte tra noi. Quasi con un balzo misi quasi qualche metro tra me e lui,guardando insistentemente il marciapiede. Deglutii lentamente,cercando di recuperare la calma e la tranquillità che quelle visioni mandavano a quel paese.

    «Che fortuna,ci siamo spostati al momento giusto.»

    Cercai di fare una battuta o comunque dell'ironia per non pensare all'immagine di quel ragazzo spappolato sotto le ruote dell'auto. Era stata una visione orribile e truculenta,che come molte altre avrebbe abbandonato con molta difficoltà la mia mente. Lo guardai di nuovo,incrociando i suoi occhi,e gli sorrisi come se non fosse accaduto nulla esattamente pochi istanti prima. Come se fosse tutto estremamente normale.

    «Tara.»

    Allungai una mano verso di lui per presentarmi,inclinando leggermente la testa di lato,comportandomi come se nulla fosse.

    «Immagino tu sia della zona...»

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  5. Hellsing
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    KYLE SASAKI
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    Ero troppo impegnato ad abituare la mia vista alle lenti scure (delle chiazze di colore ancora volteggiavano di fronte ai miei occhi, l'impatto con la luce era evidentemente stato troppo violento ed improvviso) quando la ragazza disse che potevo anche tenermeli.
    << Oh, davvero? >>
    Domandai, quasi estasiato. Capitava di rado che qualcuno ti regalasse qualcosa. I pochi regali che ho mai ricevuto si limitano a maglioni di lana per il Natale e calze a Pasqua, e se ho fortuna un po' di cioccolata a sbafo riesco a procurarmela, rubandola dal cassetto della cucina in basso a sinistra del fornello. Mia madre tiene nascoste lì le leccornie da quando ci siamo trasferiti a Moon Valley. Io e papà siamo sempre stati dei golosi. Peccato che il nascondiglio è stato beccato dopo soli cinque giorni. Ma in ogni caso, non è mai cambiato. E si presume che io abbia messo su abbastanza giudizio da non imbottirmi a dolcetti e zuccherini.
    Mi riscuoto, e faccio un cenno con il capo.
    << No, meglio di no. Sono tuoi, in fondo. Mi sentirei in debito! >>
    Spiegai, spalancando le braccia e sbattendo rapidamente le palpebre, cercando di fare svanire quelle fastidiosissime macchie, ora di un rosa acceso, ora gialle. Tempo fa credevo di avere qualche problema, quando mi capitava. Ora capisco che è semplicemente un giochetto mooolto maturo da parte delle fonti luminose.
    Alla mia constatazione, la ragazza si scostò un ciuffo di capelli dal volto, e disse di essere arrivata qui da poco.
    Feci una smorfia, che riuscii a tramutare rapidamente in un sorriso. Ultimamente si stavano trasfendo sempre più persone. Nuova carne da macello in questa cittadina maledetta. Venni percosso da un brivido, forse sentore di quel che sarebbe successo da lì a poco.
    << Capisco. Riesci già ad ambientarti? >>
    Domandai, dandomi mentalmente dello stupido perché non le avevo nemmeno chiesto come si chiamava. Non ebbi tuttavia il tempo di sentire la risposta, o di chiederle ancora qual'era il suo nome. Accadde tutto molto in fretta.
    Alla ragazza sembrò che mancasse il fiato. Spalancò di scatto gli occhi, come se avesse visto qualcosa di terribile. Mi guardai attorno, ma non c'era niente o nessuno di sospetto. Preoccupato, decisi di non avvicinarmi. Forse era un soggetto epilettico, mi avevano detto di non toccarli quando hanno le crisi. O forse non era epilessia... Oh, non lo sapevo. Non avevo mai assistito ad una cosa simile.
    << E-ehi, è ok? >>
    Chiesi, ma avevo come l'impressione che non mi sentisse... Addirittura, sembrava che non mi vedesse.
    Si riprese una frazione di secondi dopo. Non ebbi il tempo di riformulare la domanda, che mi strattonò verso di sè, spingendomi verso un muro.
    << Ma che caz...?! >>
    Urlai d'istinto, mentre urtavo malamente un portone, che sotto il mio peso si aprì di poco. Mi voltai con l'intenzione di chiedere spiegazioni, mosso da un impeto di rabbia, ma ogni traccia d'odio svanì quando vidi una macchina sfrecciare proprio lì dove qualche secondo prima c'ero io.
    Strabuzzai gli occhi, indietreggiando e sentendomi incredibilmente a disagio. Improvvisamente, incominciai a tremare, scosso.
    Io e lei eravamo molto vicini, e solitamente un contatto del genere mi avrebbe messo in imbarazzo, ma invece ero paonazzo, e i nostri corpi quasi appiccicati non mi facevano nè caldo nè freddo.
    Non appena il pericolo svanì, la ragazza si allontanò rapidamente. Personalmente, non riuscivo a distogliere lo sguardo dal punto in cui prima stavo beatamente chiacchierando, odiando le macchioline di luce che mi danzavano di fronte agli occhi, e che ora erano magicamente scomparse.
    Un po' nervosa, la ragazza disse che per fortuna ci eravamo spostati in tempo.
    Solo allora riuscii a voltarmi, per guardarla dritto negli occhi.
    << C-come hai fatto...? >>
    Domandai, indicandola con un indice tremante.
    In un certo senso, pensavo che non mi avrebbe dato risposta.
    Ignorò l'accaduto e mi tese la mano, presentandosi come Tara. Senza parole, afferrai la sua mano. Era così incredibilmente salda, mentre la mia era instabile.
    << K-Kyle. >>
    Balbettai, cercando di mandare giù la saliva, anche se si era estinta e la mia gola era arida quanto un deserto. Come faceva a fare finta che non fosse successo nulla?!
    Mi chiese se ero del posto, ed io annuii nervosamente.
    << Sì, sì... Sono qui da... Da tanto. Sì, tanto tempo. Faccio il... Lavoro nella Lunatica... Lunatica, la conosci? La... Ma sì, dai, la biblioteca. >> farfugliai, a disagio. Mi resi conto che le stavo ancora stringendo la mano. << Credo che... Mi hai appena salvato la vita. >>

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    ESTER MIKHAIL
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    Posai il fodero nella borsa quando rifiutò quel mio piccolo regalo,facendo spallucce e distogliendo per qualche istante lo sguardo da lui.

    «Faccio del mio meglio per inserirmi,ma ammetto che essere continuamente fissata non mi fa sentire completamente a mio agio.»

    Non sapevo se era per gli occhi a mandorla o per il fatto che lì si conoscessero tutti,sta di fatto che essere guardata con insistenza mi dava fastidio. Cioè,non propriamente fastidio,solo mi faceva sentire strana,a disagio. Temevo che dietro quegli sguardi potesse nascondersi quello del mio torturatore. Ero fuggita a miglia di distanza dalla mia città e dalla mia casa,ma non potevo mai essere del tutto sicura che lui non fosse sulle mie tracce. Anche se in realtà,dato che ero finalmente fuori dalla sua vita,non avrei compreso la ragione di riportarmi indietro con lui. Non ero solo un demonio portatore di sciagure? Perchè riportarmi indietro e farmi del male? Solo per il gusto di vedermi soffrire e patire le pene peggiori dell'inferno?
    Poi la visione arrivo come un fulmine a ciel sereno, a rompere e scombinare il mio equilibrio interiore. Fu questione di pochi istanti,ma quello che vidi creò una steppa desolata nel mio cuore,che visione dopo visione non riusciva più a reggere l'orrore di quelle immagini. Ma il suo sguardo,subito dopo l'accaduto,mi inchiodò al mio posto. Non riuscivo né a distogliere lo sguardo,né a trovare una risposta alla sua domanda. Come avevo fatto? Il più delle volte me lo domandavo da sola,non avevo idea di cosa succedesse nella mia testa,del perchè avessi quelle visioni che sciaguratamente si avveravano sempre. All'inizio avevo pensato che erano pure coincidenze,tanto da non farci nemmeno caso,ma quando poi vedevo la gente morire di fronte i miei occhi,nei modi descritti da quelle visioni...Avevo iniziato a prenderle sul serio,a fare qualcosa quando era in mio potere. Come pochi istanti prima. Lui sembrava essere completamente in stato di shock e ormai ero abituata a vedere quelle reazioni,stavo perfino imparando a gestirle. Non era la prima volta che salvavo la vita a qualcuno. Non feci nemmeno tanto caso al fatto che mi stava ancora stringendo la mano dopo la presentazione,se gli serviva una sicurezza in quel momento gli avrei dato anche l'altra di mano. Quando però disse che lavorava alla biblioteca rimasi a bocca aperta,magari poteva aiutarmi lui a trovare il posto lì per il turno della mattina,no? Adesso però devo aiutarlo a riprendersi. Mi avvicinai di qualche passo,comprendo di poco la distanza che avevo messo tra noi,stringendogli la mano più forte,come a volergli dare sostegno così.

    «Ti va di andare a prendere qualcosa? Ti vedo parecchio scosso,magari sederti e mangiare o bere qualcosa,può farti solo bene.»

    Gli sorrisi,cercando di essere convincente e capace di nascondere lo stato di subbuglio che c'era nella mia testa e nel mio cuore. Mi sentivo soddisfatta per averlo salvato,ma allo stesso tempo ero stanca di vedere morte e distruzione. E la cosa più triste era che non avevo nemmeno più i miei amici lì,con cui poterne parlare,o anche solo sfogarmi stretta tra il calore delle loro braccia. Assunsi un'espressione incoraggiante,sperando che si sentisse meno a disagio.
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